di SPI CGIL LOMBARDIA

La Festa della Repubblica Italiana è una giornata celebrativa nazionale istituita per ricordare la nascita della Repubblica Italiana. Si festeggia ogni anno il 2 giugno, data del referendum istituzionale del 1946.

La Festa della Repubblica Italiana è uno dei nostri simboli più importanti, ma non è stato facile farla diventare una festa di tutti. Se ci pensiamo, almeno due delle forze che attualmente governano il paese hanno portato avanti una politica contraria alla nostra Repubblica e all’unità del paese. E lo stanno facendo ancora, con l’dea dell’autonomia differenziata e con la proposta del presidenzialismo e del premierato.

Difendere la Repubblica e la Costituzione Antifascista non è un compito facile. La Costituzione italiana è nata dalla Resistenza e delinea un modello di democrazia e di società che pone alla base della Repubblica il lavoro, l’uguaglianza di tutte le persone, i diritti civili e sociali fondamentali che lo Stato, nella sua articolazione istituzionale unitaria, ha il dovere primario di promuovere attivamente rimuovendo “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Per questo con le lotte e le manifestazioni di CGIL CISL UIL dello scorso maggio e le prossime iniziative di mobilitazione già programmate la CGIL rivendica che i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione tornino ad essere pienamente riconosciuti e siano resi concretamente esigibili ad ogni latitudine del Paese, da nord a sud, dalle grandi città alle periferie, dai centri urbani alle aree interne, questi diritti sono:

• il diritto al lavoro stabile, libero, di qualità, fulcro di un modello di sviluppo sostenibile, superando la precarietà dilagante, contrastando il lavoro povero e sfruttato, aumentando i salari e le pensioni.

• il diritto alla salute, a un Servizio Sanitario Nazionale e un sistema socio sanitario, pubblico, solidale e universale, a cui garantire le necessarie risorse economiche, umane e organizzative, per contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica, recuperare i divari nell’assistenza effettivamente erogata, a partire da quella territoriale, e valorizzare il lavoro di cura; investimento sul personale con un piano straordinario di assunzioni e che superi la precarietà e valorizzi le professionalità. Un sostegno alle persone non autosufficienti e che si tuteli la salute e la sicurezza sul lavoro.

• il diritto all’istruzione, dall’infanzia ai più alti gradi, e alla formazione permanente e continua, perché il diritto all’apprendimento sia garantito a tutti e tutte e per tutto l’arco della vita.

• il contrasto a povertà e diseguaglianze e la promozione della giustizia sociale, garantendo il diritto all’abitare e un reddito per una vita dignitosa.

• il diritto a un ambiente sano e sicuro in cui vengono tutelati acqua, suolo, biodiversità ed ecosistemi.

• una politica di pace intesa come ripudio della guerra e con la costruzione di un sistema di difesa integrato con la dimensione civile e nonviolenta.

Questi diritti possono essere riaffermati e rafforzati solo attraverso una redistribuzione delle risorse e della ricchezza che chieda di più a chi ha di più per garantire a tutti e a tutte un sistema di welfare pubblico e universalistico che protegga e liberi dai bisogni, a cominciare da una riforma fiscale basata sui principi di equità, generalità e progressività che sono oggi negati tanto da interventi involutivi come, ad esempio, la flat tax, quanto da una evasione fiscale sempre più insostenibile giustificata anche da chi governa che chiama le tasse Pizzo dello stato. Inoltre, giustizia sociale e giustizia ambientale e climatica devono andare di pari passo nella costruzione di un modello sociale che sia “nell’interesse delle future generazioni”, come recita l’art. 9 della nostra Costituzione.

Questo modello sociale – fondato su uguaglianza, solidarietà e partecipazione – costituisce l’antitesi del modello che vuole realizzare l’attuale maggioranza di Governo con le prime scelte che ha già compiuto e, soprattutto, con le misure che si appresta a varare, a partire da quelle che, se non fermate, sono destinate a scardinare le fondamenta stesse dell’impianto della Repubblica, venire:

• l’autonomia differenziata, che porterà alla definitiva disarticolazione di un sistema unitario di diritti e di politiche pubbliche volte a promuovere lo sviluppo di tutti i territori;

• il superamento del modello di Repubblica parlamentare attraverso l’elezione diretta del capo dell’esecutivo, presidenzialismo, semi-presidenzialismo o premierato che sia, che ridurrà ulteriormente gli spazi di democrazia, partecipazione e mediazione istituzionale, politica e sociale, rompendo irrimediabilmente l’equilibrio tra rappresentanza e governabilità.

Pensiamo a tutto questo oggi che ci accingiamo a festeggiare la nostra Repubblica e riteniamo sia giusto contrastare la deriva in corso e riaffermare la necessità di un modello sociale e di sviluppo che riparta dall’attuazione della Costituzione, non dal suo stravolgimento.

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